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Rapporto avvocato cliente: cosa serve per costruire un rapporto solido

Il rapporto avvocato cliente svolge un ruolo molto importante nel garantire un'adeguata rappresentanza legale. Le persone si affidano agli avvocati per ricevere consulenza professionale, assistenza legale ed eventuale rappresentanza durante i procedimenti giudiziari.

È importante che la relazione tra avvocato e cliente sia molto solida: chi si rivolge a un legale si trova, quasi sicuramente, in una situazione poco piacevole, quindi è fondamentale che trovi nell’avvocato una figura a cui affidarsi.

Nel corso di questo articolo dedicato al rapporto avvocato cliente, esploreremo gli elementi essenziali che non devono assolutamente mancare e offriremo consigli su come un cliente può selezionare l'avvocato più adatto per il proprio caso.

 

Elementi fondamentali del rapporto avvocato-cliente: cosa non può mancare

 

Affinché il rapporto tra avvocato e cliente sia solido e possa portare a risultati efficaci, ci sono alcuni elementi fondamentali che non possono assolutamente mancare: la fiducia reciproca, la comunicazione chiara, la collaborazione attiva e la riservatezza.

 

Fiducia

Il punto 2 dell’articolo 11 del Codice Deontologico Forense recita “Il rapporto con il cliente e con la parte assistita è fondato sulla fiducia”. 

La fiducia reciproca è alla base del rapporto avvocato-cliente. Da una parte il cliente deve potersi affidare al proprio avvocato con la certezza che rappresenterà i suoi interessi nel miglior modo possibile, avendo fiducia nelle sue competenze e nella sua integrità. Se il cliente ha fiducia nel proprio legale sarà più propenso a condividere informazioni personali, fondamentali per costruire la strategia legale.

D’altra parte, l’avvocato deve essere molto bravo a guadagnarsi la fiducia del proprio assistito, parlando in modo chiaro, dimostrando competenza nel campo legale specifico e rispondendo alle richieste del cliente in modo onesto. 

La fiducia reciproca deve essere alimentata e rinnovata costantemente, con una comunicazione aperta e trasparente. 

 

Chiarezza

Una comunicazione chiara e il più semplice possibile da parte dell’avvocato permette al cliente di comprendere appieno la propria situazione legale, i possibili risvolti e le strategie che il legale sta attuando. 

L’avvocato dovrebbe tradurre il linguaggio legale complesso in maniera più comprensibile per il cliente, evitando quando possibile i termini troppo tecnici. 

La chiarezza riguarda, anche, la condivisione delle informazioni e dei dettagli riguardanti il caso, in modo da non creare ambiguità. 

Anche il cliente deve essere chiaro nei confronti dell’avvocato, esprimendo le proprie aspettative e preoccupazioni per evitare malintesi e conflitti. 

 

Collaborazione

Con una collaborazione attiva, il rapporto avvocato cliente migliora e si rinsalda. Il cliente può fornire all’avvocato informazioni dettagliate sulla propria situazione, includendo fatti, documenti, testimonianze per costruire un quadro completo di ciò che è accaduto. L’avvocato, d’altro canto, deve coinvolgere l’assistito nella pianificazione delle azioni legali e nel processo decisionale. 

 

Riservatezza e confidenzialità 

La riservatezza e la confidenzialità sono elementi fondamentali per garantire un clima protetto in cui il cliente si può sentire libero di condividere informazioni anche delicate senza che queste vengano divulgate a terzi. Il cliente deve potersi sentire sicuro nel rivelare i dettagli più intimi inerenti al caso.

La riservatezza e la confidenzialità sono protette da norme etiche e da leggi sulle privacy: l’avvocato deve garantire la sicurezza delle informazioni. Mantenere la riservatezza favorisce che il rapporto avvocato-cliente sia duraturo e fondato sulla fiducia. 

 

Come trovare l’avvocato adatto al proprio caso

Per trovare l'avvocato giusto per la propria situazione è importante considerare alcuni elementi: 

- la specializzazione, cioè l'area di specializzazione dell'avvocato e le competenze specifiche nel settore legale relativo al proprio caso;
- comunicazione e prima impressione, che sia positiva per sentirsi a proprio agio e che ci sia una comunicazione empatica; 
- disponibilità da parte dell'avvocato a rispondere alle domande e preoccupazioni in modo tempestivo;
esperienza dell'avvocato nel trattare casi simili e la sua competenza nel campo specifico;
- referenze e recensioni, da persone fidate e recensioni online per valutare l'affidabilità e la qualità del servizio dell'avvocato.

 

Oltre alle recensioni e alle ricerche che è possibile trovare online su Google, è importante sfruttare la consulenza iniziale proposta da alcuni avvocati: un’opportunità per valutare personalmente l’avvocato e prendere una decisione informata.

Un solido rapporto avvocato cliente è fondamentale per il successo di un caso legale ed è importante considerare alcuni elementi prima di procedere nella scelta del proprio avvocato. 

 

Di questi argomenti e altri ha parlato l’Avvocato Cornalba in un’intervista per il programma “A tua difesa” di Eccellenze Italiane. Qui sotto la video-intervista.

 

 

 

 

 

 

INTERVISTA

 

Giornalista: “Buonasera e benvenuti al consueto appuntamento con Eccellenze Italiane per la rubrica A tua difesa. Oggi parleremo del rapporto tra cliente e avvocato e lo faremo insieme all'avvocato Davide Cornalba.
Buonasera avvocato e benvenuto.”

Avv. Cornalba: “Buonasera, buonasera a lei. Grazie dell'invito.”

Giornalista: “Ma grazie a lei avvocato. Quindi oggi parleremo del rapporto che c'è tra il cliente e l'avvocato. Quali sono i clienti che si rivolgono a lei? Quali sono le tipologie di persone che si rivolgono a lei e per quali tipi di problemi?”

Avv. Cornalba: “Mi occupo sostanzialmente di responsabilità civile nella declinazione che riguarda la responsabilità da circolazione di autoveicoli, quindi il momento in cui succede un grosso sinistro stradale con lesioni, non solo con danni materiali ma con lesioni gravi, e poi di malasanità, quindi persone che vengono curate male; magari entrano in ospedale con un problema trascurabile, poi con un problema più serio ma purtroppo o non escono più dall'ospedale oppure si trovano appunto un problema molto più grave di quello che sarebbe dovuto derivare dal loro problema iniziale.
Queste sono le due declinazioni. Quindi, chi sono i miei clienti? Io direi un po' gli sfortunati, se vogliamo, perché sono due sfortune diverse: quella di essere coinvolti in un sinistro stradale e quello di essere in qualche modo curati male. Purtroppo la sfortuna riguarda un po' tutti, quindi dal punto di vista sociale io abbraccio veramente la clientela più diversa, dalla la persona molto semplice di estrazione anche modesta, culturale o economica, alla persona molto molto importante che si trova al momento sbagliato nel posto sbagliato.”

Giornalista: “Lei si ritrova ad avere a che fare, praticamente con ogni tipo di persona. Secondo lei, il rapporto tra avvocato e cliente su che cosa si dovrebbe basare?

Avv. Cornalba: “È un alchimia importante quella che si crea tra cliente e avvocato. Certamente sul fondo ci vuole una professionalità, che è garantita dalla conoscenza che l'avvocato deve avere della materia, ed è una materia devo dire molto vasta. Accanto ad una professionalità che diamo per scontata ci vuole qualche cosa di più e di diverso per meritare l'elemento fondamentale che crea il legame tra clienti e avvocato, che è la fiducia. 

Fiducia è la parola più più bella che si può usare per capire la dinamica tra cliente e avvocato ed è una cosa che si conquista in molto tempo e l'avvocato, magari disattento, può anche perdere in poche battute. La fiducia si crea su molti elementi diversi tempo, a fianco a una prima impressione, perché la prima impressione è importante.

Studi psicologici dicono che l'impressione che facciamo agli altri nei primi 20-30 secondi è poi quella che rimane nel tempo. Ora, è importante fare una buona impressione iniziale, ma è importante anche costruire nel tempo un rapporto di fiducia, che si alimenta giorno per giorno. La fiducia spesso si fonda sulla chiarezza,  perché l'avvocato deve essere molto chiaro, deve fare un po' come come i divulgatori di eccellenza, come faceva Piero Angela, che riusciva a spiegare cose difficili in modo semplice. Ecco, nello stesso modo bisogna cercare di spiegare concetti anche non semplicissimi, ma in modo quotidiano, in modo semplice e parametrarli alla cultura della persona che hai di fronte. Insomma, non ci si può esprimere nello stesso modo con persone diverse,  altrimenti si rischia di essere incompresi. 

Bisogna, poi, ricordarsi le cose. Perché il cliente, io mi sono accorto negli anni, ormai non pochi di professione, che il cliente ti perdona tante cose, come il momento in cui non puoi rispondere al telefono, il momento in cui magari sei un po' più frettoloso. Non ti perdona tanto il fatto di non ricordarsi del suo caso, perché per lui è il suo caso, per te magari solo un caso. 

Poi sono piccole astuzie che si maturano nel tempo, ricordarsi magari con dei piccoli stratagemmi, ‘Ah, ha dovuto firmare, certo come va la sua…?’ Basta una piccola domanda, per far pensare ‘Caspita, questo quando l'ho chiamato stava pensando a me’. Magari non è così sempre, però l'impressione che dobbiamo dare è un po' questa. 

Comunque è bello che ci si scelga, perché l'avvocato spesso viene scelto ma è anche l'avvocato che sceglie il cliente. É un privilegio. I privilegi della nostra professione non sono rimasti tantissimi, uno di questi è poter scegliersi il cliente. Magari un privilegio che un avvocato alle prime armi non ha, un avvocato alle prime armi già benedice il momento in cui ce l’ha, un cliente. Invece, quando poi sono passati molti anni e ci si può permettere di selezionare un po’ la clientela e scegliere il cliente, così come il cliente sceglie te. Non voglio usare una metafora sbagliata, ma un po' come nel matrimonio: bisogna scegliersi, non dico ogni giorno ma, insomma, frequentemente. Perché è spesso dall’incomprensione che poi viene meno il rapporto di fiducia, che è la base del rapporto.”

Giornalista: “Quindi, praticamente, alla base del rapporto tra cliente e avvocato c'è la fiducia e, come giustamente ha detto lei, l'importante per un avvocato è essere chiaro nei confronti del proprio cliente.

Quindi, in che modo un avvocato può essere utile ad una persona che si trova ad essere vittima di un incidente stradale oppure vittima di malasanità?”

Avv. Cornalba: “Certo, allora, pochi sanno che nella fase stragiudiziale, per noi è una crasi per dire extra-giudiziale, cioè nella frase extragiudiziale ognuno potrebbe anche teoricamente, patrocinarsi da solo, senza l'aiuto di un avvocato. Perché, se non si va in giudizio, non si è obbligati a farsi rappresentare dall'avvocato. Però è una cosa quanto mai sbagliata, perché bisogna conoscere molto bene i meccanismi della liquidazione del danno, se si vuole valorizzare il proprio danno altrimenti ci si inginepra in situazioni dove si rischia di non uscire più. Quindi, in che modo l'avvocato può essere utile?

Sostanzialmente con una difesa tecnica che valorizzi l'aspetto del danno in ogni sua declinazione, perché il danno io lo concepisco come un grosso contenitore dove bisogna inserire le molte voci che lo compongono. Quindi, se stiamo parlando di un danno derivante da lesione da sinistro stradale c'è il danno biologico di base, che si esprime con un punteggio percentuale sull'identità psicofisica della persona, ma poi c'è la cosiddetta personalizzazione, oggi non si parla più in modo esplicito di danno morale ma, insomma, quello che una volta si chiamava il danno morale.

Poi ci sono tutte le voci di danno di lucro cessante, di danno emergente per le spese che uno dovrà affrontare, che affronterà. Il danno riflesso, pensiamo ai danni dei parenti delle vittime, il cosiddetto danno collaterale, danno allo sconvolgimento della vita familiare. Sono tutte cose che, insomma, fanno poi la differenza su un sinistro grosso. Una differenza, magari, di centinaia e centinaia di migliaia di euro. Se poi pensiamo che il tutto va, alla fine, a carico dell'assicurazione, insomma non farsi patrocinare da un avvocato sarebbe solo un cercare di far risparmiare sull'assicurazione un sacco di soldi, cosa che non penso sia l'obiettivo di chi è danneggiato.

Per quanto riguarda, invece, il danno da malasanità è ancora più difficile valorizzare il danno perché, spesso, si parla di un danno differenziale, cioè una persona entra in ospedale con un danno che vale 10, esce dall’ospedale con un danno che vale 50. Ecco che il danno che possiamo richiedere è 50 meno 10. Sono concetti giuridici non semplicissimi e insomma, c'è bisogno di un avvocato che illumini un po' questo tipo di problema.

Giornalista: “Quando, avvocato, è necessario andare a giudizio?”

Avv. Cornalba: “È necessario ed è necessario, talvolta, io non ci vado mai volentieri perché andare in giudizio, per quanto mi riguarda, e proiettare il problema del cliente nel tempo è una cosa che si sovrappone, purtroppo.

Io ho uno studio a Milano che è a 11 metri dal Tribunale di Milano, ma un po' per esorcizzare la paura della paura tra virgolette di andare in giudizio. Cioè, io guardo il Palazzo di Giustizia e mi piace guardarlo da fuori. Ecco, da fuori mi piace, perché è il simbolo della giustizia, però nel momento in cui si va in giudizio è chiaro che tutto si dilata, ma certe volte è necessario. Lei mi ha chiesto quando è necessario. 

È necessario quando anche il più fervente tentativo di composizione bonaria della vertenza, ritorniamo al termine di prima di composizione stragiudiziale, si vanifica. Quindi, a quel punto, se c'è una chiusura completa dall'altra parte, purtroppo, non c'è altro modo che andare in giudizio. Ma, se uno dice 10 e l'altro dice 100 e l'altro dice 10,e quell’altro ancora 100, capisce che il problema c’è. Però, se già c'è un'apertura e una persona dice 10 e l'altro dice 95 e quell'altro dice 12, allora vale la pena parlare.  In questo senso la legge ha capito, anche per snellire un po' il sistema giudiziario, che era opportuno dare anche spazio alle mediazioni, perché è prevista sia per quanto riguarda la responsabilità civile amministrazionale, sia per la malasanità, la negoziazione e la mediazione, ma sostanzialmente sono due declinazioni diverse di un tentativo estremo di composizione extragiudiziale della vertenza. Secondo me vale la pena provarci veramente fino in fondo, poi se non è possibile si va in giudizio ma, a questo punto, insomma la pallina passa poi nelle mani del giudice e bisognerà fare di tutto per valorizzare nei canoni della legge proprio al meglio la posizione del cliente, con tutte le aliatorietà che questo comporta.

Giornalista: “Beh, avvocato, lei ha un'energia incredibile. In questo momento, se una persona sta cercando un legale per farsi assistere, lei quale consiglio gli darebbe?”

Avv. Cornalba: “Bella domanda, è una bella domanda. Allora, ormai Google e internet sono talmente alla portata di tutti che è chiaro che una scorsa a Google è anche opportuna, ma bisogna andare da Google per dare una scorsa superficiale e poi dare la possibilità al legale durante un incontro di spiegare la propria posizione. Cioè, noi non dobbiamo chiedere al dottor Google,  come ogni tanto mi viene voglia di chiamarlo in tono un po' spregiativo, la conferma di convinzioni che ci siamo già fatti facendo delle maldestre ricerche, altrimenti il legale lo capisce e si innervosisce e non è una buona cosa e si comincia già con il piede sbagliato. Quindi, noi se abbiamo bisogno di un legale cerchiamo innanzitutto un legale specializzato, perché l'epoca dei generici è un po' finita. Mio papà, che è il decano di una città di provincia vicino a Milano, è ancora vivo per fortuna, si ricorda di quando si faceva tutto: il legale negli anni Sessanta faceva tutto, abbracciava qualunque categoria di lavoro. Oggi, invece, è il momento della specializzazione. Se una persona cerca un legale in ambito di assistenza per sinistro stradale deve chiedere a Google una rosa di legali e deve combinare però poi degli incontri con queste persone e dare modo alle persone di spiegarsi, ma senza cercare le conferme di qualcosa che ha già in mente, perché spesso quello che ha in mente è qualcosa di parziale e magari non di perfettamente corretto. Insomma diamo la possibilità al legale di spiegarsi, poi se il legale convince bene, se non convince insomma, è buona norma per quanto ci riguarda offrire questo colloquio ai clienti anche dal punto di vista economico. Quindi se io fossi una persona che ha bisogno ne sento tre e poi decido.

Questo è quello, sento però tre specialisti, non sento tre persone così. E, soprattutto, sentendoli, non vado a chiedere conferma di qualcosa che pretendo di sapere, ma vado veramente a capire se questa è una persona appassionata oppure una persona così, che ha un bel sito su internet e basta.”

Giornalista: “Benissimo, avvocato, io la ringrazio moltissimo per essere stato qui, è stato un grandissimo piacere conoscerla e spero di poterla riavere ancora qui per affrontare altri argomenti. Grazie mille.”

Avv. Cornalba: “Le auguro di non essere mia cliente, grazie!” 

Giornalista: “Arrivederci avvocato, a presto!”

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